lunedì 22 ottobre 2007

1991

Ci sono anni, intesi come date, che sono rimasti nell'immaginario collettivo perché portatori di cambiamenti sostanziali (o percepiti come tali) nella breve e piccola storia del mondo contemporaneo. Penso al 1968, bollato come anno di una presunta rivoluzione studentesca. Penso al 2000, atteso e temuto come fonte di incertezza (e di bug informatici!).

Nella mia ancor più piccola storia di adolescente di provincia, l'anno d'oro che non potrò mai scordare è il 1991. Da ragazzino dell'era pre-internet i rapporti con il mondo discografico erano rari e, come è normale, mediati dalla "compagnia" di amici più grandi.

Che ve lo dico a fare? Erano i periodi delle varie Deejay Parade che facevano furore nei mangiacassette delle Peugeot 205 1.9 GTI, delle Renault R5 Turbo, delle Clio Williams 16V, delle Lancia Delta HF Integrale.

Fu così solo grazie a un amico svizzero che riuscii ad introdurmi in un mondo che subito mi affacinò. Con due cassettine: una di Alice Cooper e una dei Mötley Crüe. Da lì fu una corsa in discesa verso il baratro (qualcuno la pensa (ancora) così).

Ma ecco che veniamo al 1991. In quest'anno uscirono sul mercato 3 dei dischi più importanti della storia del rock (pensiamolo nel senso più ampio del termine) e più importanti per la mia "formazione musicale": i Nirvana esplosero sulle ancora acerbe MTV di tutto il mondo con Nevermind, i Metallica spalancarono la porta al grande pubblico sul mondo metal con il Black Album, i Guns n' Roses raggiunsero il loro apice con il doppio disco in studio Use Your Illusion (I & II).

Tre dischi imprescindibili (che ascolto volentieri anche oggi quando mi capitano tra le mani) e che segnarono il punto più alto, almeno commercialmente, dei 3 grandi gruppi che dominarono poi la prima metà del decennio. Tre dischi diversi ma neppure molto. Li accomuna una patina di "plastica" che li ha portati nelle case delle persone più insospettabili, di gente che fino ad allora non poteva neppure immaginare che una chitarra si potesse permettere un tale ventaglio di sonorità: il suono tagliente e zanzaroso da Seattle, il riff corposo e potente da San Francisco e il rock duro e addomesticato di stampo Marshall/Gibson da Los Angeles.

A chi è troppo giovane per aver vissuto questo periodo consiglio di non ripetere gli errori che tutti i giovani commettono (io stesso l'ho fatto), cioé di considerare preistoria fastidiosa e ingombrante i grandi nomi del passato. A chi qualche anno fa mi consigliava di ascoltare i Boston, i Rush, gli Accept, i Judas Priest, i Van Halen, i gruppi storici degli 80's insomma, rispondevo con un'alzata di spalle. Ora non più. E lo stesso faccio con chi mi consiglia l'ultimo disco della nuova branca gothic-new-tribe-funk-jazzy-alternative-nu del metal.

Mente sgombra e corna al cielo. Rock rules!


firmato: Limo

2 commenti :

  1. dok ha detto...

    ricordi legati ai tre dischi:
    nirvana: vedo in tv il video di nevermind, appena finito il video corro nel negozio di musica (probabile copertura per spaccio visto che era sempre chiuso, tranne quel giorno, segno del destino) vicino a casa mia per comprare il disco trovato per caso nascosto da spagna e erose.
    metallica: ricordo che mi ci è voluto parecchio per digerirlo, dopo "justice" mi aspettavo una legnata e invece mi ritrovo un niente di che, poi alla fine sono riuscito a gustarmelo, ma rimango dell'idea che la carriera dei 4 cavalieri sia finita con "...and justice for all".
    g.n.rnon mi hanno mai colpito, questi 2 li ho ascoltati un bel po' appena usciti ma dimenticati abbastanza in fretta...

    cmq mi sa che ti sei dimenticato questo :)

  2. ilax81 ha detto...

    Ma sei un grande!!!!
    Anche se sono arrivata qualche anno dopo a scoprire le meraviglie degli anni 90, concordo in pieno con il tuo post.

    Anche se, non bisogna dimenticarsi, dei Soundgarden e degli Alice in chains.

    Per quanto riguarda i GnR, non posso sentirmi affine al tuo giudizio, visto l'odio viscerale che provo verso Axel, ma bisogna dargli tanto di cappello per "appetite for destruction", un singolo dietro l'altro, ed uno più bello dell'altro.